Robinson Crusoe
Publié le 06/07/2022
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IL FANTASTICO IN ROBINSON CRUSOE
Daniel Defoe rappresenta il punto d’incontro tra razionalismo e fede
religiosa, non a caso uno dei lettori di Robinson Crusoe è Kant il
quale mostra i limiti della ragione quando si tenta di dare una
definizione di Dio nel suo scritto “Critica della Ragion Pratica”.
Defoe mostra i tratti tipici dell’osservatore partecipe del mondo
mercantile, aperto all’avventura e all’esplorazione in cui Robinson
Crusoe è un esperimento di queste credenze, questo lo si nota dal
fatto che Robinson (inteso come romanzo) mostra interesse per:
scienza, commercio espansionistico, propensione per la trattatistica
e diaristica; assume anche i tratti di una composizione alchemica
dalle magiche parole che suggeriscono un evoluzione.
Si può dire che Daniel Defoe è una figura emblematica, significativa
per dare la misura della scienza e della tecnica.
Defoe, da razionalista, si conforma alle argomentazioni di Pascal del
‘600, ma anche, alla natural philosophy newtoniana che si interroga
sulle caratteristiche divine e sulle relazioni che intercorrono tra
l’ente supremo (Dio) e il mondo.
I filosofi naturali credono
nell’esistenza del divino per poter svelare le trame profonde della
natura dell’uomo al fine di un’auto chiarificazione.
Tutto questo
porta Defoe alla consapevolezza di impotenza di fronte l’universo
naturale.
Defoe era attratto dal mistero che sta dietro alle costruzioni
dell’uomo e ai suoi intrepidi propositi ed interpreta:
1) La natura
2) La società
3) Il dissidio cruciale tra l’immanenza del reale secondo
l’interpretazione materialistica e il dubbio, il timore,
l’aspirazione che aldilà dell’immanente vi sia qualcosa di
trascendente.
Robinson Crusoe rappresenta il nuovo demiurgo (creatore), a metà
strada tra l’uomo come organo eletto e l’uomo destinato al
naufragio che costruisce il suo mondo sulla base di un progetto di
differenziazione orgogliosa rispetto ai ritmi e alle regole della.
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